Galleria Sant’Angelo, Biella
a cura di Massimo Premoli
Artisti: Mario Avati, Renzo Biasion, Egidio Bonfante, Andrea Boyer, Ezio Ferrari, Franco Fontana, Ray Gindroz, Enrico Lombardi, Bruno Parretti, Toni Pecoraro, Marco Petrus, Andrzej Pietsch, Mariarosaria Stigliano
La mostra è inserita tra gli eventi di BIC (Biella in Contemporanea)
11 maggio – 29 giugno 2013
La mostra ha come soggetto la città vista come agglomerato architettonico e come ambiente di vita. Il titolo “le città ir-reali” nasce dall’idea che oggi molti vivano nell’incapacità di vedere oltre una superficiale occhiata: si guarda ma non si vede. Così la rappresentazione di un particolare architettonico appare irreale solo perché, essendo collocato qualche metro sopra le nostre teste, non alziamo mai gli occhi per vederlo. La raffigurazione, in un’opera d’arte, di una città di pura astrazione (irreale) ci appare invece, senza dubbi, quale rappresentazione di una città reale.
Anche dal punto di vista antropologico, frequentiamo spazi quali stazioni e centri commerciali in cui moltissime persone si incrociano senza il desiderio di entrare in relazione con gli altri, di instaurare una conoscenza individuale, spontanea ed umana con chi è loro vicino, vogliosi solo di accelerare il transito di questi non-luoghi. Così viviamo convinti di essere inseriti in una comunità reale, quando invece siamo soli sebbene circondati da molte persone, spesso altrettanto sole.
La coloristica visione urbana dì Franco Fontana e le desolate periferie incise da Renzo Biasion; le città irreali di Toni Pecoraro, in cui i monumenti lievitano fino a sovrastare l’intero tessuto urbano, affiancate alla Venezia onirica di Egidio Bonfante. I lavori di Enrico Lombardi che raffigurano una città che è pura astrazione: assemblata mediante l’utilizzo di pochi archetipi costruttivi, disabitata, luogo di pura spiritualità costituito da edifici non idonei ad ospitare vita anche per l’assenza di porte e finestre, ci proietta in una dimensione meditativa (“sulla pittura stessa” ipotizza l’autore) idonea agli “esercizi spirituali”.
Si passa poi alle opere degli artisti che hanno inteso la città come agglomerato umano, le tele di Ezio Ferrari dove lo spazio urbano svanisce per lasciare posto, sulla superficie bianca della tela, a figure umane monocrome rappresentazione di non-luoghi dove molte persone si incrociano senza il desiderio di comunicare con gli altri. I viaggiatori di Andrzej Pietsch, che vedono la città dal finestrino di un treno, e gli uomini d’affari di Andrea Boyer, seduti ai tavoli di un ristorante e visti da chi transita sulla strada, attraverso la vetrina, come pesci in un acquario.
Per terminare con le opere di Bruno Parretti e Mariarosaria Stigliano sospese in un mondo di confine, un filo teso in equilibrio tra la veglia ed il sogno, tra il reale e l’irreale, dove smarrire le proprie certezze è l’unico strumento per essere liberi.
Massimo Premoli